domenica 19 agosto 2007

Riflessioni contro Pechino 2008


Esattamente fra un anno si svolgeranno le olimpiadi a Pechino. La Cina sta cercando di dare di se un’immagine perfetta. Spesso, infatti, in questi giorni ho avuto modo di sentire ai telegiornali notizie riguardanti un presunta “civilizzazione, abbellimento e modernizzazione” della Repubblica Popolare.
Particolarmente assurde le notizie riguardanti gruppi di volontari che si aggirano per le strade di Pechino con lo scopo di insegnare alla gente di non sputare in terra e di gettare i mozziconi di sigarette nei posacenere, tutto ciò per cercare di dare la migliore immagine possibile di Pechino e dei suoi abitanti.

Per non parlare del cannone studiato per prevenire la pioggia: si tratterebbe di un vecchio cannone della contraerea, appositamente modificato, che in caso di cielo nuvoloso, sparerebbe verso le nuvole un proiettile contenente una sostanza capace di dissolverle e fare tornare cosi il cielo sereno. (Fonte TG1)

Che grande accozzaglia di cazzate!!!! Per chi non avesse ben chiara la reale situazione presente al momento in Cina, ecco un breve escursus:

- Jacques Rogge, presidente del Comitato Olimpico Internazionale , ha dichiarato che l’inquinamento atmosferico di Pechino potrebbe far slittare gli eventi sportivi all’aperto alle prossime Olimpiadi,

- Una censura più stretta sui media e su internet, attivisti detenuti, repressione delle minoranze tibetana e uighuri, sacerdoti in carcere, abusi continui su lavoratori e migranti, la polizia che disperde con la forza pacifiche proteste…

- A un anno dall’inizio delle Olimpiadi di Pechino, Human Rights Watch denuncia che in Cina non c’è maggior rispetto dei diritti umani. A Pechino sono arrestati gli attivisti di Reporters Sans Frontiéres (che praticamente è l’ufficio stampa di Medici Senza Frontiere) che hanno protestato, durante una conferenza stampa sui Giochi, che non c’è la promessa libertà di stampa, che la censura sui media è aumentata, che i giornalisti esteri debbono chiedere il permesso per lasciare la loro base (a Pechino o a Shanghai) e potranno muoversi con maggiore libertà solo da agosto ad ottobre 2008.

- In questo periodo attivisti a favore del Tibet hanno manifestato sulla Grande Muraglia e almeno quattro autorevoli organizzazioni umanitarie internazionali hanno accusato Pechino di non aver mantenuto le promesse sulla «completa libertà di stampa» per i Giochi

- Lo smacco peggiore, gli organizzatori dei Giochi lo hanno subito da sei attivisti filo-tibetani, che hanno aperto sulla Grande Muraglia (il simbolo nazionale cinese per antonomasia), non lontano da Pechino, uno striscione che, riprendendo lo slogan delle Olimpiadi diceva: “One world, one dream, Tibet libero nel 2008”. I sei attivisti, (due canadesi, tre americani e un britannico) sono stati arrestati dopo la protesta e al momento se ne ignora la sorte.

Punto su cui gli occhi a mandorla puntano molto è lo sviluppo urbanisco e “infrastrutturale” della città, pubblicizzando la costruzione dei nuovi stadi costruiti appositamente per i giochi.
Sapete veramente cosa significano questi stadi nuovi?
- Espropri forzati e scuole sbarrate. Per realizzare gli avveniristici impianti sportivi e rifare interi quartieri, a Pechino e in altre città sono state espropriate e cacciate con la forza decine di migliaia di persone, spesso senza adeguato indennizzo o una nuova abitazione. Interi quartieri sono stati sventrati. Per abbellire la città sono state chiuse decine di scuole non autorizzate per figli di operai migranti, che spesso non hanno altre possibilità di istruzione.

- Per concludere, ricordiamo le migliaia di persone giustiziate senza processo con accuse tipiche da regime dittatoriale….

6 commenti:

Old Whig ha detto...

Hai ragione Dac: la comunità internazionale dovrebbe sfuttare queste olimpiadi per fare maggiori pressioni sulla Cina, al fine di tutelare i diritti umani e ridurre l'oppressione del regime comunista. In realtà si sta facendo ben poco...e così i cinesi continuano ad usre la violenza contro le minoranze, a violare ogni legge internazionale, e a rinchiudere tutti i sacerdoti e gli attivisti scomodi...
...poi però i cattivi sarebbero gli USA...piccola domanda: mentre succede tutto questo i pacifinti dove sono??? forse a protestare per Guantanamo, una prigione così "incivile" che i detenuti hanno tre pasti al giorno con menu variabile secondo necessità religiose (!), e addirittura una palestra nuova di zecca???

Anonimo ha detto...

è scandaloso!! evidentemente agli organizzatori interessano ben più i bei soldoni degli sponsor rispetto a controllare ciò che avviene in cina.
giusto salo: dove sono i pacifinti? DOVE? boh, non si vedono mai quando servirebbero.
wisher, se vuoi ho un blogroll contro pechino2008..per aderire passa dal mio blog e fammi sapere :)
ciao

Italian Wisher ha detto...

Commenti giustissimi i vostri. Mai termine fu più azzeccato di PACIFINTI: mi piacerebbe far loro vedere una carrellata di video in cui i militari cinesi giustiziano con un colpo alla testa i condannati... vorrei vedere come reagirebbero.
Il fatto è che la quasi totaliatà dell'opinione pubblica è offuscata dalla grandezza dei giochi, che i cinesi vogliono fare apparire, e si dimenticano di ciò che in realtà succede.

Anonimo ha detto...

La situazione cinese descritta nel tuo post rispecchia la realtà di cui si può leggere e conoscere, andando a cercare nelle maglie di un’informazione sempre più sotto controllo.
A questo proposito, consiglio di dare un’occhiata al blog di Federico Rampini, giornalista di Repubblica, residente in Cina, che informa quasi giornalmente i suoi lettori con notizie e dettagli cinesi, parlando soprattutto delle censure messe in piedi dall’apparato di governo contro la stampa, ma non solo, anche di economia e dei rapporti della Cina con gli altri paesi.
E le notizie che si trovano sono molto simili a quelle pubblicate nel post.
Sono d’accordo sul fatto che la comunità internazionale dovrebbe effettuare pressioni sulla Cina, per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani e della libertà dei cittadini.
Ma in che modo? Facendo vedere quanto sono brutti e cattivi? Sto pensando a tutti i rapporti e tutte le denunce di Amnesty International e Reporters Sans Frontiers (per citare i primi due che mi vengono in mente) e al fatto che purtroppo non abbiano generato troppi effetti, se non impressionare e scuotere qualche coscienza. La Cina sta continuando a seguire una linea di comportamento che non mi sembra tenere troppo in conto le opinioni internazionali. Ovvero: le condanne a morte vengono ancora praticate e non sembra profilarsi all’orizzonte una volontà di venire meno a questa pratica al di fuori di ogni legge internazionale. Epurazioni e arresti per diritti di opinione sono all’ordine del giorno. Nonostante le pressioni che si cerca di esercitare a livello internazionale.
Onestamente non ripongo troppa fiducia che, in un futuro vicino, la realtà cinese possa cambiare in maniera drastica.
In Cina sono anche stato – per troppo poco tempo però – e l’impressione che ho avuto è di un popolo a cui interessi il denaro facile e l’accumulo, senza pensare troppo alle conseguenze e al fatto che altri possano essere schiacciati in questa corsa ad ostacoli.
Leggendo però ancora i commenti, mi trovo ad essere in disaccordo su un punto: non credo che abbia molto senso in questo contesto paragonare la Cina con gli USA (e, in particolare, con Guantanamo, che sottolineo essere un carcere di massima sicurezza). E non penso abbia molto significato tirare in ballo persone che hanno dimostrato in piazza contro un intervento armato di un paese contro un altro paese, colpevole di non si sa che cosa, forse soltanto di avere molto petrolio all’interno del proprio territorio. Infatti, una ragione non ci è mai stata svelata. Io sto ancora aspettando.
Ma poi, chi sono i “pacifisti”? Non riesco a definirli: sono persone che appartengono ad una categoria che di mestiere manifesta? Non credo.
In un particolare momento storico, ci si è ritrovati in milioni di persone in tutto il mondo a dimostrare e protestare contro una invasione armata, contro la sopraffazione del debole da parte di una potenza militare.
Ed è venuto fuori questo termine.
Posso essere d’accordo sul fatto che per alcuni sia stato un momento “alla moda”, in cui seguire il corteo e vestirsi in una certa maniera e fare casino. Ma sono altresì convinto che molte di queste persone coltivino e continuino nel loro piccolo una attività di informazione e formazione, all’interno di gruppi parrocchiali, associazioni e partiti: un cammino che viene portato avanti a fatica, sempre più in maniera silenziosa (per vari motivi, tra cui una disaffezione verso la politica in senso lato, che semplicemente significa la cosa pubblica, la realtà che riguarda tutti noi tutti i giorni, essendo dominati da un pensiero che comunque nulla sia nelle nostre mani e niente possa essere modificato; questo fatalismo porta chiaramente all’inazione sociale e al disimpegno verso forme più ristrette di relazioni).
Per la mia esperienza, posso dirvi che da qualche tempo sto cercando di mettere in piedi un piccolo gruppo di una associazione nazionale che si occupa di cooperazione allo sviluppo (progetti di sviluppo nelle regioni più povere dell’Africa, dell’Asia e dell’America meridionale). Abitando in una piccola città, trovo che sia molto difficile coinvolgere giovani e meno giovani su queste tematiche ma non solo (infatti, ci si occupa anche di stili di vita sostenibili, nella convinzione che il sud del mondo possa essere cambiato solo da un intervento attivo anche nel nord del mondo, altrimenti diventa carità, di cui nessuno sente la necessità). In verità, qualche contatto si riesce a stabilire con persone di qualche anno in più, che hanno vissuto forse un’esperienza diversa negli anni passati, ma con i ragazzi è difficile.
Ma, allo stesso tempo, conosco persone che impegnano il loro tempo libero in una tensione verso un tentativo, seppur minimo, di cambiamento.
E voglio credere che ci arriveremo.
Tornando al post, ogni situazione in cui vengono violati i diritti umani è deprecabile e non ha senso fare classifiche.
Ho scritto forse troppo e in maniera sconclusionata… spero di non avere rubato troppo spazio…
Vi saluto

Italian Wisher ha detto...

In risposta al commento di Anonimo posso solo dire che anche se ho impiegato un bel momento a leggere il tuo post (scherzo!!!) l'ho trovato molto interessante.

Ti auguro di riuscire nel tuo intento riguardante l'associazione che intendi fondare, e di trovare persone che ci credano come te.
Da volontario del soccorso della CRI e da infermiere posso dirti che ciò che facciamo per aiutare chi ha realmente bisogno, ci arricchisce enormemente.

Ti invito volentieri a ripassare dal blog. A presto!

Anonimo ha detto...

Pena di morte, frenata olimpica per il boia cinese
Rinvio di due anni per molti condannati alla sentenza capitale, fucilazione solo per i «delinquenti efferati». Si avvicinano i giochi di Pechino 2008 e la Corte suprema vara le nuove regole per gli assassini di stato. Amnesty: nel paese l'80% delle esecuzioni mondiali, 5.000 l'anno scorso
Giulio Abbadie


Frenata sulla pena di morte in Cina: la Corte Suprema ha chiesto maggior giudizio nelle condanne, con l'obiettivo di ridurre il numero, alto e imbarazzante, delle sentenze capitali. Il documento della Corte sancisce che in tutti i casi di condanna senza necessità immediata di esecuzione, «va comminata una pena di morte con un rinvio di due anni». La punizione estrema inoltre, non andrà più applicata alla leggera, ma «solo per un piccolo numero di delinquenti efferati».
L'esternazione della Corte Suprema è coraggiosa per alcuni, di comodo per altri. I cinesi dal canto loro, al solito, prima osservano: su blog di addetti ai lavori si discute di appunti e implicazioni giuridiche, sui media si evidenzia la magnanimità della Corte, mentre per le strade nessuno ne parla. La grande maggioranza dei cinesi sembra restare favorevole, in linea di massima, alla pena di morte. Specie per alcuni crimini, specie quando si parla di corruzione, banditismo economico, tangenti e soprusi del potere.
Amnesty International risponde alla novità cinese: nel 2005 le condanne a morte eseguite in Cina sono state pari all'80% di quelle portate a termine in tutto il mondo. Nel 2006 pare siano state 5000. La mossa della Corte Suprema sarebbe un contentino in vista delle prossime Olimpiadi: i giudici cinesi considererebbero ancora la pena di morte come il deterrente migliore per frenare i crimini, assieme ai tanti striscioni, affissi ovunque nelle strade cinesi, che invitano non rubare, a comportarsi da cittadini modello, a ricordare le pene in cui potrebbero incorrere i più incauti.
La presa di posizione della Corte Suprema, il cui presidente è eletto direttamente dal Congresso Nazionale del Popolo, non costituisce in realtà una mossa così inaspettata: è il secondo passo «in avanti» dall'inizio dell'anno. Dal primo gennaio 2007 infatti la Corte ha riacquistato, dopo 24 anni, il diritto di avere l'ultima parola in tema di condanne a morte effettuate da Corti provinciali, che spesso non vanno troppo per il sottile quanto a garanzie.
La Corte ha anche specificato alcuni criteri ai quali attenersi. I crimini non considerati più così efferati da meritare la pena capitale sarebbero quelli definiti passionali, in ambito domestico o familiare, nel momento in cui venisse retribuita la famiglia della vittima di un adeguato compenso. Anche i crimini economici non meriteranno più la pena di morte: se i colpevoli collaboreranno e aiuteranno a ritrovare i soldi smarriti sotto ai tavoli se la caveranno con una pena lunga, ma da scontare da vivi.
Per il resto, per ora, tutto come prima: «Dobbiamo pienamente considerare la necessità di salvaguardare la stabilità sociale e di non esitare nel comminare condanne a morte con esecuzione immediata nei confronti di criminali i cui reati hanno causato conseguenze estremamente gravi per la società», ha detto la Corte.
Jiang Xingchang, vice presidente, aveva fatto i primi passi mediatici qualche settimana fa, indicando nell'inizio di 2007 un segnale di discontinuità rispetto al passato: «Le sentenze, dal primo gennaio, sono visibilmente diminuite rispetto all'inizio dell'anno precedente». Di numeri, naturalmente, neanche l'ombra, ma al solito la macchina propagandistica cinese è apparsa impeccabile. Si sarebbe parlato solo di 3 milioni di casi analizzati in sei mesi, sui quali la Corte avrebbe operato un'enorme opera di clemenza.
Cheng Zexian, direttore dell'Istituto di legge dell'accademia delle scienze sociali cinesi, ha dichiarato ai giornalisti cinesi che un primo passo è fatto, «anche se ci sarà bisogno di molto tempo prima che la società cinese possa concepire l'abolizione della pena di morte».
Martedì scorso infatti un'altra esecuzione ha avuto luogo: Wen Mengjie, ex direttore della Agricultural Bank of China a Pechino è stato giustiziato per aver ricevuto, secondo il Tribunale locale, tangenti per circa 400 mila euro. Uno dei tanti colletti bianchi che da oggi, potrebbe cavarsela, salvo indicare dove sia nascosto il bottino.